lunedì 12 novembre 2012

Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità


da "Il paese delle donne on line" http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article11001

L’8 marzo sia una giornata internazionale contro la crisi e l’austerità
»Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe
Il workshop "Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe" e stato il piú affollato della giornata di venerdì 9 novembre nella Fortezza da basso di Firenze dove si e svolto il Forum sociale europeo (Firenze 10+10, 8-11 novembre 2012).
Duecento donne si sono confrontate sulla proposta di convergere su azioni comuni contro le misure di estorsione e salasso, pudicamente ribattezzate di austerità, con cui i governi europei affrontano la crisi dei mercati finanziari.
Il workshop, organizzato da Marcia mondiale delle donne, Femministe per un’altra Europa, Attac e Cadtm, e stato coordinato da Nadia De Mond e introdotto da Christiane Marty, Christine Van Den Daelen e Nicoletta Pirotta a nome della lista "donne nella crisi" che in Italia ha preparato l’evento. La lista ha costruito e fatto circolare un appello e una scheda di adesione.
L’appello ha tracciato le grandi linee del proprio posizionamento. Queste linee possono essere sintetizzate piú o meno come segue:
- il rifiuto piú netto dell’ideologia e delle politiche di austerità e la denuncia delle realtà di cui l’una e l’altra sono l’effetto. L’attenzione a non trasformare il femminismo in vittimismo non puó tradursi in reticenza sugli effetti che la crisi produce sull’esistenza delle donne, in modo particolare su quella delle giovani generazioni.
- l’esigenza di agire insieme con modalità diverse da quelle del recente passato cioè con la logica della convergenza e non della sommatoria.
Una rete non puó essere la palestra o nella peggiore delle ipotesi il ring in cui si confrontano impianti ideologici, identità, storie collettive e individuali.
Ci si mette insieme individuando preventivamente ciò su cui si converge cioé su obiettivi, pratiche, scadenze ed esperimenti che si ritengono utili alla costruzione di un’opposizione allo stato di cose attuale e prossimo venturo.
- l’intento e di fare della rete, se e quando si riuscirà a costruirla, uno strumento di azione capace di coinvolgere donne oggi ancora al di fuori dei circuiti femministi e di interessare le nuove generazioni alle prese con il problema drammatico dell’occupazione e dell’auto sostentamento.
La discussione di venerdì 9 novembre non ha potuto che rappresentare un’inizio di reciproca conoscenza tra i nuclei in costruzione nei diversi paesi. Vale la pena di segnalare l’intervento della compagna greca, Sonia Mitralias, che ha raccontato delle condizioni in cui in questo momento vive il suo paese, condannato alla miseria dall’economia dei giocatori d’azzardo. Li le donne hanno perso una conquista che sembrava elementare e irreversibile, cioè quella a un parto assistito da una struttura sanitaria. Chi partorisce, se vuole essere assistita, deve pagare una cifra di cui molte donne in Grecia oggi non dispongono.
Le narrazioni non si sono limitate alle "sfighe" delle donne come ha detto spregiativamente l’unica, e ovviamente legittima voce di dissenso durante la discussione. Da piú di un intervento l’accento e stato messo piuttosto sulla forza di un possibile soggetto femminile.
Si tratta di una forza che ha radici strutturali e culturali e che in Italia e testimoniata dall’affluenza di donne di ogni età a incontri nazionali e locali e calla speranza che da quegli incontri nasca qualcosa.
La lista "donne nella crisi" e nata anche perchè per una volta quella speranza non sia delusa.
Ancora una precisazione. Il femminismo e una soggettività collettiva che dovrebbe attraversare trasversalmente l’intero arco di temi e problemi con cui l’umanità deve oggi fare i conti. Ma la lista "donne nella crisi" non ha la velleità di occuparsi di tutto.
Si presenta invece come un insieme di donne caratterizzate da specifiche preoccupazioni: la gravita della crisi e i suoi effetti, l’urgenza di tradurre le parole in azioni, le modalità piú utili all’agire insieme.
La proposta emersa dal workshop, il prossimo otto marzo come giornata internazionale contro la crisi e l’austerità e stat poi portata sia nell’assemblea di convergenza del pilastro sul debito, sia in quella affollatissima di convergenza delle convergenze.
In questi contesti Nadia De Mond e Nicoletta Pirotta sono intervenute con vis polemica e passione perché quella scadenza fosse fatta propria dall’intero forum Social europeo, cosa poi avvenuta.
Vale la pena di citare in conclusione una proposta che non e stata ancora ripresa ma che e sembrata a molte originale e praticabile dal punto di vista propagandistico: perchè non chiedere che il nobel per la pace, ingiustamente attribuito all’Unione Europea, venga restituito e investito per bisogni e richieste di donne ?
12|11|12

Dopo Firenze

di Lidia Cirillo



Il workshop “Le donne di fronte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe” ha rappresentato l'unica presenza femminista nel Forum Sociale Europeo. La premessa al momento della formulazione dei programmi era che la cosiddetta questione di genere avrebbe trasversalmente attraversato tutti i cinque “pilastri” (leggi le tematiche). Nella realtà una petizione di principio del genere, in astratto anche giusta,  può ridursi a pura e semplice retorica , se non c'è una presenza femminista organizzata in ciascuno degli ambiti. La prova è che senza la presenza delle donne che hanno organizzato il workshop di venerdì il testo conclusivo dell'intero FS avrebbe semplicemente ignorato la griglia di lettura del genere.
La discussione è cominciata nella saletta da 60 posti che avevamo prenotato per un eccesso di realismo, ma soprattutto per una cronica carenza di fondi (come è noto, i luoghi di incontro si pagano). Dopo poco siamo state costrette dall'affluenza a trasferirci in un a sala assai più ampia ed eravamo alla fine più o meno 200.
Ai primi interventi sono stati assegnati 10 minuti, anche se qualcuna – come spesso accade  e non dovrebbe invece accadere– ha abbondantemente sforato; ai successivi solo 5, anche qui con un certo margine di tolleranza. Il primo intervento di Christiane Marty (ATTAC Francia) si è soffermato sulla relazione tra politiche di austerità, decostruzione del welfare ed esistenza femminile. Nicoletta Pirotta che rappresentava la nostra lista e appartiene alla rete “Femministe per un'altra Europa” ha elaborato alcuni concetti sulla femminilizzazione del lavoro e soprattutto ha sottolineato la dinamica con cui un soggetto socialmente svantaggiato può diventare soggetto politicamente forte. Christine Van Den Daelen (CADTM Belgio) ha raccontato delle iniziative di AGORA' in Belgio, in modo particolare dei presìdi dinanzi a banche e ad altri luoghi simbolici e del lavoro per sensibilizzare sulla crisi associazioni diverse di donne. Lidia Flores della Marcia Mondiale delle Donne portoghese ha raccontato tra l'altro della partecipazione femminista nei comitati per l'audit.
Coinvolgente l'intervento di Sonia Mitralias sulla drammatica situazione greca: in due anni e mezzo, ha detto Sonia, lo stato sociale è stato interamente distrutto. La cosa che ha colpito forse di più è sapere che l'assistenza medica al parto ormai si paga con somme inaccessibili a molte donne.
Gli interventi sono stati più o meno una ventina. Di alcuni segnalo le affermazioni e gli argomenti per cui li ricordo. Imma per esempio ha messo in guardia dalla cultura patriarcale anche all'interno del movimento; Paola ha insistito invece sull'esigenza di essere comunque interne al movimento di opposizione all'austerità e solidali con i compagni che ne fanno parte; Rosalba ha auspicato l'elaborazione di proposte su pratiche di resistenza locali; Franca ha parlato della capacità delle donne di resistere all'individualismo e alla sua ipertrofia nella cultura attuale. Particolarmente interessante mi è sembrata la proposta di Heidi, cioè quella di chiedere che il premio Nobel per la pace, ingiustamente attribuito alla UE, venga restituito e investito per rispondere a bisogni e richieste di donne.
Io ero stata incaricata di spiegare il progetto che ci ha fatto costruire la lista e lavorare perché il workshop vedesse un'adeguata presenza e ho cercato di farlo, nei limiti dei 5 minuti assegnati agli interventi diversi da quelli introduttivi.
Vale la pena di segnalare anche un intervento legittimamente polemico, perché forse la segnalazione potrà contribuire a evitare qualche equivoco. Un'amica, di cui non ricordo il nome, ha protestato perché si era parlato fino a quel momento solo di “sfighe” donne e di debito, mentre le donne sono esseri a tutto tondo e il femminismo deve confrontarsi su tutti i temi. Le abbiamo risposto che noi non siamo “le donne”, ma un gruppo di donne di diverse appartenenze che hanno deciso di convergere su un tema specifico, che interessa tutte e su cui si è verificata una possibilità di agire comune.
Dall'assemblea è uscita la proposta di preparare da ora un 8 marzo 2013 che abbia al centro il tema della crisi e dell'austerità. La proposta è stata portata prima nell'assemblea in cui si sono confrontati i diversi workshop sul debito, poi in quella detta di “convergenza delle convergenze” e alla fine, dopo appassionati interventi di Nadia e Nicoletta, fatta propria dal testo conclusivo.