giovedì 5 novembre 2015

4 quaderni online

Quaderni disponibili in formato digitale

Lavorare stanca Statistiche, ricerche, bibliografie e ragionamenti sul lavoro delle donne, Lidia Cirillo Rosa Calderazzi e Tatiana Montella, 2008, Roma, Quaderni viola, Edizioni Alegre

La straniera Informazioni, sito-bibliografie e ragionamenti su razzismo e sessismo, a cura di C. Bonfiglioli, L. Cirillo, L. Corradi, B. De Vivo, S. R. Farris, V. Perilli, 2009, Roma, Quaderni Viola, Edizioni Alegre

Orgoglio e pregiudizio Le lesbiche in Italia nel 2010: politica, storia, teoria, immaginari a cura di Lidia Cirillo, F. Correale, P. Guazzo, C. Lopresti, E. Mamini, A. Muraro, 2010, Roma, Quaderni Viola, Edizioni Alegre

Sebben che siamo donne Femminismo e lotta sindacale nella crisi, 2011, Roma, Quaderni Viola, Edizioni Alegre

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martedì 2 aprile 2013

Uscito il nuovo Quaderno Viola: Non si nasce donna

Non si nasce donna è il quinto volume della nuova serie della collana deiQuaderni Viola appena pubblicato dalla casa editrice Alegre e di cui la rivista online inGenere aveva anticipato un estratto qualche settimana fa. A cura di Sara Garbagnoli e Vincenza Perilli e con contributi di Christine Delphy, Maria Gabriella Da Re, Paola Di Cori, Sara R. Farris, Sara Garbagnoli, Colette Guillaumin, Nicole-Claude Mathieu, Vincenza Perilli, Redazione Quaderni Viola, Valeria Ribeiro Corossacz, Joan W. Scott, Renate Siebert, Paola Tabet e Monique Wittig, il volume è suddiviso in cinque sezioni, ognuna dedicata alle figure maggiori del femminismo materialista francese (Delphy, Guillaumin, Mathieu, Tabet e Wittig) e, come si legge nel saggio introduttivo (S. Garbagnoli e V. Perilli, Non si nasce (donna). La denaturalizzazione come “questione femminista”, pp. 8-11) , presenta "la traduzione di articoli inediti in Italia, preceduti da brevi introduzioni che mettono in luce gli elementi di rottura rappresentati da tali scritti al momento della loro pubblicazione, ma anche la loro attualità e, in filigrana, la possibilità di incontro (a volte mancato) con altre posizioni antinaturaliste – da Judith Butler a Gayatri Spivak [...]. Ben lungi dal riuscire a restituire lo spessore, la varietà e la complessità del pensiero delle femministe materialiste, dal poter indagare le condizioni sociali della sua emergenza o gli spazi intellettuali della sua discussione e ricezione, l'intento di questo volume è piuttosto quello di aprire uno spazio di discussione attraverso la traduzione di testi che affrontano le principali questioni sollevate da tale corrente teorica (denaturalizzazione del sesso, statuto delle soggettività minoritarie, studio dei processi di alterizzazione) e che ci paiono cruciali per chiunque intenda comprendere e contrastare le diverse forme di dominazione subite dai gruppi assoggettati. In tal senso, il volume aspira ad essere uno strumento di introduzione ad un approccio che, iscrivendo nell'immanenza della politica ciò che l'ordine sociale produce come natura, ha contribuito a creare i germi di una vera e propria rivoluzione cognitiva, ovvero politica". Per l'indice del volume e info su come acquistare il volume rinviamo al sito dell'editore. Buona lettura!

lunedì 12 novembre 2012

Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità


da "Il paese delle donne on line" http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article11001

L’8 marzo sia una giornata internazionale contro la crisi e l’austerità
»Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe
Il workshop "Le donne di fonte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe" e stato il piú affollato della giornata di venerdì 9 novembre nella Fortezza da basso di Firenze dove si e svolto il Forum sociale europeo (Firenze 10+10, 8-11 novembre 2012).
Duecento donne si sono confrontate sulla proposta di convergere su azioni comuni contro le misure di estorsione e salasso, pudicamente ribattezzate di austerità, con cui i governi europei affrontano la crisi dei mercati finanziari.
Il workshop, organizzato da Marcia mondiale delle donne, Femministe per un’altra Europa, Attac e Cadtm, e stato coordinato da Nadia De Mond e introdotto da Christiane Marty, Christine Van Den Daelen e Nicoletta Pirotta a nome della lista "donne nella crisi" che in Italia ha preparato l’evento. La lista ha costruito e fatto circolare un appello e una scheda di adesione.
L’appello ha tracciato le grandi linee del proprio posizionamento. Queste linee possono essere sintetizzate piú o meno come segue:
- il rifiuto piú netto dell’ideologia e delle politiche di austerità e la denuncia delle realtà di cui l’una e l’altra sono l’effetto. L’attenzione a non trasformare il femminismo in vittimismo non puó tradursi in reticenza sugli effetti che la crisi produce sull’esistenza delle donne, in modo particolare su quella delle giovani generazioni.
- l’esigenza di agire insieme con modalità diverse da quelle del recente passato cioè con la logica della convergenza e non della sommatoria.
Una rete non puó essere la palestra o nella peggiore delle ipotesi il ring in cui si confrontano impianti ideologici, identità, storie collettive e individuali.
Ci si mette insieme individuando preventivamente ciò su cui si converge cioé su obiettivi, pratiche, scadenze ed esperimenti che si ritengono utili alla costruzione di un’opposizione allo stato di cose attuale e prossimo venturo.
- l’intento e di fare della rete, se e quando si riuscirà a costruirla, uno strumento di azione capace di coinvolgere donne oggi ancora al di fuori dei circuiti femministi e di interessare le nuove generazioni alle prese con il problema drammatico dell’occupazione e dell’auto sostentamento.
La discussione di venerdì 9 novembre non ha potuto che rappresentare un’inizio di reciproca conoscenza tra i nuclei in costruzione nei diversi paesi. Vale la pena di segnalare l’intervento della compagna greca, Sonia Mitralias, che ha raccontato delle condizioni in cui in questo momento vive il suo paese, condannato alla miseria dall’economia dei giocatori d’azzardo. Li le donne hanno perso una conquista che sembrava elementare e irreversibile, cioè quella a un parto assistito da una struttura sanitaria. Chi partorisce, se vuole essere assistita, deve pagare una cifra di cui molte donne in Grecia oggi non dispongono.
Le narrazioni non si sono limitate alle "sfighe" delle donne come ha detto spregiativamente l’unica, e ovviamente legittima voce di dissenso durante la discussione. Da piú di un intervento l’accento e stato messo piuttosto sulla forza di un possibile soggetto femminile.
Si tratta di una forza che ha radici strutturali e culturali e che in Italia e testimoniata dall’affluenza di donne di ogni età a incontri nazionali e locali e calla speranza che da quegli incontri nasca qualcosa.
La lista "donne nella crisi" e nata anche perchè per una volta quella speranza non sia delusa.
Ancora una precisazione. Il femminismo e una soggettività collettiva che dovrebbe attraversare trasversalmente l’intero arco di temi e problemi con cui l’umanità deve oggi fare i conti. Ma la lista "donne nella crisi" non ha la velleità di occuparsi di tutto.
Si presenta invece come un insieme di donne caratterizzate da specifiche preoccupazioni: la gravita della crisi e i suoi effetti, l’urgenza di tradurre le parole in azioni, le modalità piú utili all’agire insieme.
La proposta emersa dal workshop, il prossimo otto marzo come giornata internazionale contro la crisi e l’austerità e stat poi portata sia nell’assemblea di convergenza del pilastro sul debito, sia in quella affollatissima di convergenza delle convergenze.
In questi contesti Nadia De Mond e Nicoletta Pirotta sono intervenute con vis polemica e passione perché quella scadenza fosse fatta propria dall’intero forum Social europeo, cosa poi avvenuta.
Vale la pena di citare in conclusione una proposta che non e stata ancora ripresa ma che e sembrata a molte originale e praticabile dal punto di vista propagandistico: perchè non chiedere che il nobel per la pace, ingiustamente attribuito all’Unione Europea, venga restituito e investito per bisogni e richieste di donne ?
12|11|12

Dopo Firenze

di Lidia Cirillo



Il workshop “Le donne di fronte alla crisi del debito e alle politiche di austerità: pratiche di resistenza e alternative femministe” ha rappresentato l'unica presenza femminista nel Forum Sociale Europeo. La premessa al momento della formulazione dei programmi era che la cosiddetta questione di genere avrebbe trasversalmente attraversato tutti i cinque “pilastri” (leggi le tematiche). Nella realtà una petizione di principio del genere, in astratto anche giusta,  può ridursi a pura e semplice retorica , se non c'è una presenza femminista organizzata in ciascuno degli ambiti. La prova è che senza la presenza delle donne che hanno organizzato il workshop di venerdì il testo conclusivo dell'intero FS avrebbe semplicemente ignorato la griglia di lettura del genere.
La discussione è cominciata nella saletta da 60 posti che avevamo prenotato per un eccesso di realismo, ma soprattutto per una cronica carenza di fondi (come è noto, i luoghi di incontro si pagano). Dopo poco siamo state costrette dall'affluenza a trasferirci in un a sala assai più ampia ed eravamo alla fine più o meno 200.
Ai primi interventi sono stati assegnati 10 minuti, anche se qualcuna – come spesso accade  e non dovrebbe invece accadere– ha abbondantemente sforato; ai successivi solo 5, anche qui con un certo margine di tolleranza. Il primo intervento di Christiane Marty (ATTAC Francia) si è soffermato sulla relazione tra politiche di austerità, decostruzione del welfare ed esistenza femminile. Nicoletta Pirotta che rappresentava la nostra lista e appartiene alla rete “Femministe per un'altra Europa” ha elaborato alcuni concetti sulla femminilizzazione del lavoro e soprattutto ha sottolineato la dinamica con cui un soggetto socialmente svantaggiato può diventare soggetto politicamente forte. Christine Van Den Daelen (CADTM Belgio) ha raccontato delle iniziative di AGORA' in Belgio, in modo particolare dei presìdi dinanzi a banche e ad altri luoghi simbolici e del lavoro per sensibilizzare sulla crisi associazioni diverse di donne. Lidia Flores della Marcia Mondiale delle Donne portoghese ha raccontato tra l'altro della partecipazione femminista nei comitati per l'audit.
Coinvolgente l'intervento di Sonia Mitralias sulla drammatica situazione greca: in due anni e mezzo, ha detto Sonia, lo stato sociale è stato interamente distrutto. La cosa che ha colpito forse di più è sapere che l'assistenza medica al parto ormai si paga con somme inaccessibili a molte donne.
Gli interventi sono stati più o meno una ventina. Di alcuni segnalo le affermazioni e gli argomenti per cui li ricordo. Imma per esempio ha messo in guardia dalla cultura patriarcale anche all'interno del movimento; Paola ha insistito invece sull'esigenza di essere comunque interne al movimento di opposizione all'austerità e solidali con i compagni che ne fanno parte; Rosalba ha auspicato l'elaborazione di proposte su pratiche di resistenza locali; Franca ha parlato della capacità delle donne di resistere all'individualismo e alla sua ipertrofia nella cultura attuale. Particolarmente interessante mi è sembrata la proposta di Heidi, cioè quella di chiedere che il premio Nobel per la pace, ingiustamente attribuito alla UE, venga restituito e investito per rispondere a bisogni e richieste di donne.
Io ero stata incaricata di spiegare il progetto che ci ha fatto costruire la lista e lavorare perché il workshop vedesse un'adeguata presenza e ho cercato di farlo, nei limiti dei 5 minuti assegnati agli interventi diversi da quelli introduttivi.
Vale la pena di segnalare anche un intervento legittimamente polemico, perché forse la segnalazione potrà contribuire a evitare qualche equivoco. Un'amica, di cui non ricordo il nome, ha protestato perché si era parlato fino a quel momento solo di “sfighe” donne e di debito, mentre le donne sono esseri a tutto tondo e il femminismo deve confrontarsi su tutti i temi. Le abbiamo risposto che noi non siamo “le donne”, ma un gruppo di donne di diverse appartenenze che hanno deciso di convergere su un tema specifico, che interessa tutte e su cui si è verificata una possibilità di agire comune.
Dall'assemblea è uscita la proposta di preparare da ora un 8 marzo 2013 che abbia al centro il tema della crisi e dell'austerità. La proposta è stata portata prima nell'assemblea in cui si sono confrontati i diversi workshop sul debito, poi in quella detta di “convergenza delle convergenze” e alla fine, dopo appassionati interventi di Nadia e Nicoletta, fatta propria dal testo conclusivo. 

giovedì 25 ottobre 2012

IL 9 NOVEMBRE A FIRENZE PER UN FEMMINISMO DI MOVIMENTO E DI LOTTA



IL 9 NOVEMBRE A FIRENZE PER UN FEMMINISMO DI MOVIMENTO E DI LOTTA
Riteniamo indispensabile e irrimandabile prendere posizione di fronte alla crisi economica e alla sua drammatizzazione in Europa. La disperazione del popolo greco non solo ci sdegna per ragioni di solidarietà politica ed umana empatia, ma anche ci inquieta perché l'Italia potrebbe essere la Grecia di domani. L'équipe di persone di fiducia delle banche che da qualche tempo ci governa, ci sta sottoponendo infatti alla stessa terapia a cui è stato sottoposto quel disgraziato paese.
Dappertutto comunque la crisi viene utilizzata per concentrare ricchezza e potere nelle mani di pochi, intensificando lo sfruttamento della forza lavoro, colonizzando i corpi e le menti di donne e di uomini, chiudendo spazi democratici e reprimendo lotte e movimenti.
La leadership europea ha saccheggiato la vita di donne e di uomini in modo diverso, perché siamo posizionati/e in modo diverso nelle gerarchie di potere economico, politico, sociale e simbolico. Ma è l'esistenza femminile a esserne più condizionata e in modo specifico. Le donne non tornano a casa, anzi nella prima fase della crisi, in USA e in Europa, hanno perso rispetto agli uomini un numero minore di posti di lavoro. Per altro abbiamo alle spalle quasi dappertutto decenni in cui l'occupazione femminile è fortemente cresciuta, imponendosi anche in spazi di cui in passato gli uomini avevano l'assoluto monopolio.  La femmilizzazione del lavoro tuttavia non può essere idealizzata perché si realizza sotto il segno della precarietà, dei bassi salari e della perdita di diritti.  Non solo, ma in assenza di un soggetto collettivo consapevole del posto delle donne nella società e nella storia, può anche tradursi in adesione a modelli di genere che in altra forma replicano le costruzioni patriarcali e sessiste.
Nello stesso tempo le cosiddette politiche di austerità (cioè di estorsione e salasso) tagliano tutele, diritti, servizi e reti di protezione che soprattutto in Europa avevano reso meno difficile la vita delle donne. Le donne si trovano così obiettivamente più presenti che mai nel conflitto, mentre dal punto di vista soggettivo il femminismo le ha rese meno pazienti e più adeguate alla lotta.
Da anni ci ripetiamo che le donne possono cambiare la politica  ma dobbiamo ora prendere atto che, perché questo avvenga, serve un salto di qualità della coscienza e delle pratiche. Serve cioè non solo comprendere la gravità del contesto in cui siamo state gettate, ma anche il tipo di femminismo di cui abbiamo bisogno. Un femminismo di movimento e di lotta e nello stesso tempo capace di superare la logica dei frammenti deboli e rissosi.
In Grecia, in Spagna, negli USA e altrove le mobilitazioni contro le politiche di austerità sono attraversate da forti presenze femministe che, ciascuna a proprio modo, si sono già trovate  ad affrontare il problema. Certamente sarà utile per noi conoscerle e nell'occasione incontrarci per discutere. 
“Le donne di fronte alla crisi, al debito e alle politiche di austerità:pratiche di resistenza e alternative femministe” organizzato dalle firmatarie in collaborazione con le reti internazionali   MMD (Marcia Mondiale delle Donne), FAE (Feminists for another Europe), Cadtm e Attac nel quadro del Forum europeo (Fortezza da Basso 8/11 novembre).
VENERDI' 9 NOVEMBRE DALLE ORE 14 ALLE 18.
Prime firme

Danila Baldo - Donatella Biancardi - Rosa Calderazzi - Lidia Cirillo - Laura Corradi - Nadia De Mond - Silvia Dradi - Eugenia Foddai - Emanuela Garibaldi - Margherita Napoletano - Nicoletta Pirotta - Maria Pia Trevisani - Imma Barbarossa - Anna Picciolini- Barbara Pettine - Maria Grazia Campari - Daniela Amato - Rossella Cramarossa - Giuliana Beltrame - Rosalba Volpi - Eva Mamini - Silvana Cesani - Vincenza Perilli - Chiara Giunti - Alda Colombera - Michela Puritani - Anita Giuriato - Laura Castellan- Teresa Masciopinto- Marta Cotta Ramosino – Giulia Paparelli- Paola De Nigris – Cristina Tuteri – Alessandra Luperto – Rosalia Casaroli – Roberta Sarego – Giuliana Righi -  Rita Fiorani – Paola Guazzo – Nica D'Amico – Ilaria Fornaciari – Renta Fontanella – Iride Volpi - Marida Leuzzi – Rossana Ruscelli – Rosy Paparella – Alba Russo – Annarita Lupoli – Luisa Giorgio – Tiziana Mangarella - Gabriella Liberini – Laura Alghisi – Fulvia Soppa – Chiara Prascina – Mercedes Frias – Flavia D'Angeli - Monica Pasquino - Adriana Miniati – Mariagrazia Baso - Simona Prisco – Ketty Diana – Marica Lorusso – Elisabetta Ciliberti – Geni Sardo – Luisa Barba -   Daniela Zaccai – Giusi Giannelli – Antonia Sani - Manuela Giugni – Eliana Como - Maria Grazia Negrini - Alessandra Mecozzi - Laura Tonoli - Marianna Petricelli - Lucia Pesola - Ampy de Los Reyes - Luisa Petrucci - Giovanna Vertova - Noemi Rossini - Rosanna Fiocchetto - Tania Latella - Francesca di Marcantonio - Cinzia Colombo - Antonella Bruschi - Enrica Capecchi - Valentina Batini - Monia Andreani - Gisella Aldrighetti - Lucia Cassina - Patrizia Sentinelli - Elisa Gori - Laura Quagliuolo - Patrizia Ottone - Anna Simone - Lorenza Favaro - Susanna Pucci - Valentina Turba - Luisa Carminati - Maria Grazia Pugliese - Cinzia Abramo - Giovanna Capelli - Grazia Sezzi - Laura Tonoli



per aderire scrivere una mail a donnenellacrisi@googlegroups.com 


  

domenica 8 gennaio 2012

Sebben che siamo donne - La recensione de "Il manifesto"

il manifesto 2012.01.08, p. 5


Donne e sindacato al tempo della crisi
Francesco Piccioni

Che la crisi in corso sia un mostro mai visto prima, ormai lo capiamo in tanti. Che nel suo svolgersi travolga in misura differenziata soggetti e figure sociali, anche. Ma l'attenzione con cui le donne colgono lati nascosti di questa crisi diventa un aiuto in più per chi - volente o nolente - ci sta dentro e ha necessità trovare vie d'uscita. Collettive, naturalmente. L'agile libretto dei Quaderni Viola "Sebben che siamo donne. Femminismo e lotta sindacale nella crisi" (Edizioni Alegre, appena 5 euro) parte col piede giusto. Il contributo di Lidia Cirillo e Giovanna Vertova, infatti, individua nella crisi la più classica delle "occasioni" con cui il capitalismo di trova ciclicamente a dover reagire al sempre possibile "crollo". E fin qui lo ha fatto distruggendo alla grande il "capitale in eccesso" derivante dalla sovrapproduzione: capitale finanziario, industriale, mercantile, umano. La guerra, dunque, come ripristino delle condizioni di penuria, riscrittura delle gerarchie globali e occasione di rimessa in moto dell'accumulazione. Fin qui siamo nel noto. Il passo avanti teorico, anche se ancora appena accennato, sta nel vedere all'opera in questa crisi meccanismi che la rendono «endemica e di lunga durata»; in cui la distruzione di capitale agisce fin da subito per vie nuove. E l'impoverimento generale delle popolazioni, la demolizione programmata del "modello sociale europeo", ne fanno parte a pieno titolo. Al pari e forse più delle guerre vere e proprie condotte però contro paesi «a bassa intensità di capitale», che quindi - pur distrutti - non possono ri-attivare un'accumulazione globale in contrazione. Il grosso del contributo, come si diceva, è però il ruolo delle donne nella lotta sindacale. Non siamo più al tempo delle mondine, che commuovevano perché in fondo poche e "diverse" dalla condizione femminile canonizzata. Oggi le donne, ancorché sottopagate rispetto agli uomini e con un tasso di occupazione inferiore, costituiscono un quota molto rilevante del lavoro salariato: quasi il 40%, in Italia. Ed anche qui l'impostazione di questo gruppo di ricercatrici e protagoniste dell'azione sindacale muove un passo originale rispetto ad altre posizioni storiche nel movimento femminista. Non c'è infatti una ricerca finalizzata alla costruzione di una «piattaforma delle donne», ma a una comune «per il lavoro femminile e maschile, in cui sia presente la dimensione di genere». Lavori in corso, naturalmente, intorno a grandi gruppi problematici al momento racchiusi sotto i titoli «Diritti uguali o differenti», «salario sociale o reddito di esistenza?», «il lavoro di riproduzione e di cura». Lavori in corso perché le differenze teoriche sono in via di limatura, ma - ad esempio sul "salario sociale" - le pratiche rivendicative non hanno ancora prodotto risultati consistenti e bisogna pur sempre contemperare la definizione degli obiettivi con l'inesistenza - nella storia italiana - persino di un reddito di disoccupazione quantitativamente accettabile per durata e dimensioni. Stimolante.